04 Mag Tuscia Viterbese: il borgo fantasma di Celleno
Articolo scritto e redatto da Martina per Italiaignota (clicca qui per vedere la sua pagina instagram ufficiale).
Dopo averti accompagnato in tre luoghi insoliti della Tuscia Viterbese (l’ultimo articolo lo trovi cliccando qui) oggi ti parlerò del borgo fantasma di Celleno. Perché borgo fantasma? Tutti conosciamo la famosa Civita di Bagnoregio, “la città che muore”, arroccata su uno sperone tufaceo e ormai quasi disabitata. Analogamente Celleno ha subito le stesse vicende. Raggiungere il borgo fantasma è molto semplice grazie alla segnaletica ben presente e grazie ai molti parcheggi poco prima della breve salita per raggiungere la sommità dello sperone tufaceo.
Un pò di storia di Celleno, il borgo fantasma
Le origini del borgo risalgono all’epoca etrusca (IV-III secolo a.C.), ma è durante il Medioevo (X-XI secolo) che sorse un vero e proprio nucleo abitativo fortificato su di una rupe tufacea. Celleno passò nelle mani di diverse famiglie nobili fino a diventare nel XVI secolo un possedimento ecclesiastico. L’abitato antico è stato danneggiato più e più volte da terremoti e frane che ne causarono un progressivo abbandono a partire dagli anni Trenta del Novecento. Fu per questa ragione che nacque Celleno Nuovo.
NON HAI LETTO ANCORA L’ARTICOLO-ITINERARIO SUL LAGO DI BOLSENA E CIVITA DI BAGNOREGIO ??
Parliamo del borgo e delle sue attrazioni
Pronti a tornare indietro nel tempo?
Una volta superato l’imponente portale d’ingresso, si aprirà ai tuoi occhi un’ampia piazza sulla quale si affacciano i principali edifici. Il Castello Orsini ti colpirà subito: circondato da un fossato, è munito di un imponente fortilizio e di una grande torre di guardia. Queste caratteristiche lo rendono una delle più affascinanti residenze signorili fortificate giunte fino a noi. Alla sua sinistra si trova la Chiesa di San Carlo (di cui rimangono solo le mura), mentre alla sua destra si erge la chiesa romanica di San Donato. Quest’ultima venne costruita intorno all’anno Mille e nel corso del Seicento è stata rimaneggiata conservando soltanto il suo pregevole portale in pietra basaltica.
All’interno della chiesa i volontari della Pro Loco hanno allestito una mostra permanente sulle “macchine parlanti”. Sai cosa sono? Sono degli apparecchi radio di vario tipo (a valvole, fonografi e grammofoni) usati dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Le dolci note del passato si diffondono per tutto il borgo, creando un’atmosfera sospesa nel tempo!
Percorrendo gli angusti vicoli che caratterizzano Celleno Vecchio, vedrai un susseguirsi di case in tufo rosso senza intonaco. All’interno di alcune di queste abitazioni la Pro Loco ha ricostruito scene di vita quotidiana utilizzando oggetti donati dai cittadini stessi del borgo. In questa maniera riuscirai a vedere tante cose come per esempio gli strumenti di lavoro del tempo, come si conservava il vino o cosa mangiavano i contadini di ritorno dai campi.
Una vista che ti lascerà senza parole
Proseguendo la visita nel borgo fantasma di Celleno, il percorso ti porterà a girare all’esterno dell’abitato antico dove riuscirai ad apprezzare il borgo nella sua interezza. In particolare qui godrai di una vista sul territorio circostante che ti farà rimanere estasiato! Devi sapere che questo straordinario recupero è stato possibile grazie all’intervento del FAI, che nel 2018 ha inserito Celleno Vecchio nella lista dei beni tutelati, e grazie al forte desiderio dei volontari della Pro Loco di raccontare le bellezze della propria terra.
In conclusione
Prima di lasciarti, ti voglio raccontare un’altra particolarità del borgo, ossia la fama delle ciliegie di Celleno. Quest’ultime sono così buone tanto da far rinominare e conoscere Celleno come la “città delle ciliegie”. A questa eccellenza gastronomica della Tuscia è dedicata una sagra che si svolge solitamente alla metà di Giugno. Al centro di questa festa ci sono sfilate di carri allegorici e degustazioni del maraschino, un liquore dolce ottenuto da marasche, visciole e spezie.
Quale periodo migliore se non questo per vivere appieno un’esperienza unica?
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